installazioni impermanenti

365 finestre

installazione impermanente

365 FINESTRE è un'installazione artistica e fotografica che indaga l'impermanenza, diventando essa stessa memoria presente di un momento che è stato.

E' una frazione di tempo che in quella medesima forma fisica non esiste più diventando ricordo e visione, che va oltre il visibile.

Lo scorrere numerico dei giorni si oppone alla staticità delle 365 finestre di un luogo statico nel quale il tempo sembra essersi fermato, l'istante resta catturato negli scatti consumati di un secolo fa quanto in quelli attuali imprimendo nella pellicola presenze incerte, visibili o invisibili, che si fondono nei toni di colore diventando parte della stanza.

'Hanno portato un carillon'

'Spostati, non riesco a vedere'

'Fai silenzio'

'E tu non spingere'

'Guarda c'è una bambola!'

'Ha detto che le mie scarpine sono bellissime'

'E smettila di spingere!'

'Mettiti lì, vicino a lei nella foto'

'Adesso io! Spostati!'

'Le ho dato un bacio...'

'Ha smesso di tremare'

Il sanatorio nel quale è stata creata l'installazione fu costruito negli anni trenta in una faggeta, attualmente è un luogo in abbandono segnato dall'incuria del tempo e dell'uomo. Le sue stanze, rigorosamente ordinate nella forma come nella disposizione, contano 365 finestre.


Silvia Ottobrini, visual artist

Magdalena Kaczowka, fotografa

radice inversa (esercizi di memoria)

installazione impermanente


Ho fotografato con una pola rotta, che inquadra a caso e stampa come vuole. E' stato divertente. Ho cercato l'imperfezione che il tempo sa creare sulle pellicole, le ho bruciate, sporcate, graffiate. Ho usato un mezzo nuovo per una storia vecchia incrociando i materiali e gli sguardi, creando una radice inversa. La Polaroid è l'attimo rubato. E' un gioco moderno che imprime velocemente una frazione di tempo nella pellicola. Racconta istanti da attaccare in modo sparso sul muro, che guardi e ti passano dietro gli occhi come un film. Mentre resti fermo li loro corrono avanti e indietro sull'asse temporale di chissà quante vite. Con questo alfabeto ho immaginato di scrivere una pagina di diario, comporla di storie sulla parete di una stanza e raccontarle così, come sono capace, cercando le mie radici.

'radice inversa' 

è la via tortuosa di nodi alla gola che scende in profondita' che non riesco a vedere, cerca tra volti che non conosco, inciampa e si lecca le ginocchia sbucciate per sentire di cosa sa una memoria che non ho. E' una installazione impermanente che ieri potevo toccare ma oggi non esiste più. Che tornerà differente, in un altro luogo, in un altro tempo, su un altro muro scritto della mia storia e della tua

silvia ottobrini artista visuale

Vikingo fotografia



Rosaspina

installazione impermanente


'Tutto ciò che aveva parvenza di vita, tacque e dormì.'

F.lli Grimm

Non fu il principe a salvare Rosaspina,

fu lo scorrere del tempo.

Eppure il suo tempo sembrò immobile, tutto il regno cadde in un sonno profondo.

Passarono cento anni, attraverso un filo rosso.


Rosaspina

è un'installazione artistica e fotografica creata nel cuore del bosco durante il disgelo.

'I rovi divennero rose e i fiori si scostavano al passaggio al principe richiudendosi dietro di lui'

Così tutto accade, il tempo scorre, la neve si scioglie, la pelle nuda respira.


Silvia Ottobrini artista visuale

Magdalena Kaczowka fotografia


madonna laica

installazione impermanente

"Cercare di spiegare gli abusi subiti da migliaia di donne e di bambini in luoghi considerati sicuri apre ferite, come crepe nei muri di una casa che non protegge più.

Qui non ci sono Santi intercessori nelle nicchie, nessuna Madonna sull'altare.

Al loro posto vecchi scatti di spose tristi si incastrano tra l'intonaco e la pietra, le croci e le spine sono passi che lasciano il segno nella polvere del tempo. E lei, la polvere dei giorni lenti e delle parole non dette, si posa addosso, leggera come l'apparenza, sporca come il peccato.

Le luci che filtrano all'imbrunire, prima che il diavolo compaia col mantello nero e l'ombra lunga, sono l'unico segno di salvezza in cui ogni madonna laica può sperare."


'madonna laica'

è la terza installazione impermanente di un percorso attraverso i luoghi dell'abbandono fuori e dentro di noi. Un progetto che costruisco da tre anni per ri.costruire la pelle sulle mie ferite imparando dai luoghi abbandonati.

E' stata ospitata in un'edicola religiosa costruita nel bosco alla fine del diciottesimo secolo. In questo luogo, detto delle 'crocette', arrivavano i pellegrini scalzi in processione per posare piccole croci quali simbolo votivo invocando prosperità e protezione dal male. Tuttavia una notte il parroco del paese passando in quel sentiero vide il diavolo, con un mantello nero e una grande ombra scura. La Chiesa fu costruita per tenere l'ombra del demonio lontana da quella valle, sul suo campanile sono ancora visibili due croci, una dritta, una piegata.


Silvia Ottobrini artista visuale

Magdalena Kaczowka fotografia


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